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Anemia emolitica da deficit di piruvato chinasi negli eritrociti
ORPHA:766
Livello di Classificazione: MalattiaRiassunto
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L'anemia emolitica da deficit di piruvato chinasi (PK) eritrocitaria è una malattia metabolica caratterizzata da anemia emolitica non sferocitica di entità variabile. Il deficit di PK è la causa più frequente di anemia emolitica non sferocitica congenita. La prevalenza è stimata in 1/20.000 nella popolazione generale bianca. Dal punto di vista clinico, i pazienti sono affetti da emolisi cronica di entità che varia, alla nascita, tra l'ittero e l'anemia fatale, l'emolisi cronica grave dipendente dalle trasfusioni, l'emolisi moderata con esacerbazione durante le infezioni, l'emolisi compensata, in assenza di anemia apparente. Sono comuni l'ittero, i calcoli e la splenomegalia di tipo cronico. Il deficit di PK negli eritrociti è una malattia autosomica recessiva dovuta alle mutazioni del gene PKLR (1q22). Finora sono state riportate più di 190 mutazioni di PKLR. La PK è l'enzima regolatore chiave della glicolisi e il deficit di PK comporta due anomalie metaboliche significative: la deplezione di ATP e l'aumento della concentrazione di 2,3-difosfoglicerato (2,3-DPG). Non sono al momento noti i meccanismi esatti che provocano l'emolisi extravascolare, anche se è noto che un fattore importante causa il sequestro selettivo degli eritrociti giovani con deficit di PK, in particolare i reticolociti, nella milza. L'aumento dei livelli di 2,3-DPG migliora l'anemia attraverso l'abbassamento dell'affinità dell'emoglobina per l'ossigeno. La diagnosi si basa sul quadro clinico e sugli esami di laboratorio, che comprendono l'anemia di entità variabile, la reticolocitosi, l'aumento della bilirubina non coniugata e la diminuzione dei livelli di aptoglobina. La morfologia degli eritrociti è per lo più normale. Il deficit di PK viene diagnosticato attraverso la misurazione dell'attività enzimatica della PK. È significativo che il deficit di PK possa essere mascherato da una reticolocitosi, dato che l'attività enzimatica dipende dagli eritrociti. La diagnosi viene confermata attraverso la caratterizzazione molecolare. È stato riportato anche un deficit secondario di PK, nel corso di alcune malattie ematologiche (leucemia cronica/acuta, sindromi mielodisplastiche e anemia sideroblastica; si vedano questi termini). In caso di anemia emolitica normocitica persistente, nella quale devono essere escluse le anomalie dell'emoglobina e le reazioni con l'antiglobulina, gli sferociti sono assenti, la fragilità ossea è normale e deve essere presa in considerazione la diagnosi di anemia emolitica non sferocitica ereditaria. Il trattamento di prima scelta è la trasfusione di sangue e, nei casi gravi, la splenectomia. Quest'ultima deve essere considerata in rapporto al livello di tolleranza dell'anemia da parte dei pazienti. A seguito della splenectomia, il numero dei reticolociti sale e si riduce il bisogno di trasfusioni. Il trapianto di midollo osseo può curare il deficit di PK, anche se viene effettuato raramente. La prognosi è variabile e dipende dalla gravità dell'anemia anche se, come nelle altre malattie emolitiche croniche, si possono sviluppare calcoli biliari e sovraccarico di ferro, che richiedono un trattamento adeguato.
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Articoli di revisione sulla malattia
- Articolo di revisione
- English (2015) - Am J Hematol


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