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Immunodeficienza variabile comune
ORPHA:1572
Livello di Classificazione: Malattia- Sinonimo/i
:
- Deficit idiopatico di immunoglobuline
- Deficit primitivo di anticorpi
- Ipogammaglobulinemia primitiva
- Prevalenza: 1-9 / 100 000
- Trasmissione: Autosomica dominante o Autosomica recessiva o Non applicabile
- Età di esordio: Qualsiasi età
- ICD-10: D83.0 D83.1 D83.2 D83.8 D83.9
- ICD-11: 4A01.0Y
- OMIM: 146830 240500 607594 613493 613494 613495 613496 614699 615577 616576
- UMLS: C0009447
- MeSH: D017074
- GARD: 6140
- MedDRA: 10010112
Riassunto
L'immunodeficienza comune variabile (CVID) comprende un gruppo eterogeneo di malattie caratterizzate da ipogammaglobulinemia significativa di origine sconosciuta, incapacità di produrre anticorpi specifici dopo immunizzazione e suscettibilità alle infezioni batteriche, in particolare da batteri capsulati. La prevalenza è 1/25.000 nella popolazione caucasica e interessa i due sessi in egual misura. Alcuni pazienti sono diagnosticati nella prima infanzia, ma la maggior parte dei casi esordisce nella seconda-terza decade di vita, e di solito intercorre un periodo di anni tra l'esordio e la diagnosi. Oltre il 98% dei pazienti presenta episodi ricorrenti di bronchite, sinusite, otite e polmonite e la complicazione più significativa è un danno polmonare cronico. Circa il 25% dei pazienti sviluppa fenomeni di autoimmunità: tra i più comuni, la porpora immune trombocitopenica (ITP) e l'anemia emolitica autoimmune (AIHA; si vedano questi termini). Nel 40% dei pazienti sono presenti disturbi linfoproliferativi (linfadenopatia generalizzata e/o splenomegalia) ed è aumentato il rischio di sviluppare tumori gastrointestinali e linfomi maligni, in particolare il linfoma non-Hodgkin (si veda questo termine). Fino al 57% dei pazienti sviluppa bronchiectasie. La CVID può essere causata da un difetto intrinseco delle cellule B (da mutazione di CD19; 16p11.2), un difetto intrinseco delle cellule T (da mutazioni di ICOS; 2q33), mutazioni dei recettori di TNF (deficit di TACI o di BAFFR da mutazioni di TNFRSF13B e TNFRSF13C, rispettivamente in 17p11.2 e 22q13.1-q13.31), o può insorgere in assenza di un difetto genetico (si vedano questi termini). Altri difetti mendeliani noti sono i deficit di MSH5, CD81 e CD20. La maggior parte dei casi è sporadico, ma si ritiene che circa il 20% possa essere familiare, a trasmissione autosomica dominante (80%) o autosomica recessiva (20%). Il deficit di TACI è presente in circa il 10% dei casi; gli altri deficit sono molto rari. I pazienti con deficit di TACI sono per lo più affetti da malattia linfoproliferativa e autoimmunità. L'espressione clinica è estremamente variabile nei pazienti che presentano lo stesso genotipo. La diagnosi è sospettata nei pazienti con infezioni polmonari ricorrenti, con una frequenza superiore rispetto a quella dei soggetti della stessa età, previa esclusione delle altre cause di ipogammaglobulinemia. Gli esami della funzione linfocitaria, compresa la risposta ad anticorpi specifici dopo vaccinazione, e l'esame immunofenotipico delle cellule T e B, confermano la diagnosi e consentono di identificare i sottotipi della CVID. Possono essere necessarie l'ecografia e la TAC addominali per verificare la presenza di eventuali complicazioni, come l'ingrossamento dei linfonodi addominali, i disturbi vescicali o epatici o i granulomi. La diagnosi differenziale si pone con le altre cause di ipogammaglobulinemia: perdita delle gammaglobuline attraverso intestino o urine, emopatie maligne, infezioni virali o perdita di funzione delle cellule B indotta da farmaci. Non esiste una terapia risolutiva. Il trattamento si basa sulla terapia sostitutiva con immunoglobuline ottenuta da pool di sangue umano, di solito somministrato per via endovenosa o sottocutanea. Per ridurre le sequele polmonari a lungo termine, è necessario un trattamento antibiotico mirato. I pazienti affetti da bronchiectasia possono trarre beneficio dalla fisioterapia polmonare. Le citopenie, spesso ricorrenti, necessitano di essere monitorate e possono richiedere un trattamento specifico, come la splenectomia. La patologia autoimmune e i tumori maligni richiedono trattamenti specifici. I pazienti con infezioni batteriche hanno di solito una prognosi migliore rispetto a quelli che presentano altre complicazioni e possono avere un'aspettativa di vita quasi normale, in particolare se la diagnosi e il trattamento sono tempestivi dopo l'esordio dei sintomi.
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