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Acromegalia
Definizione della malattia
L'acromegalia è una malattia endocrina acquisita rara, correlata a un'eccessiva produzione dell'ormone della crescita (GH); è caratterizzata dalla progressiva deformazione somatica (che interessa per lo più il volto e gli arti) e da sintomi sistemici.
ORPHA:963
Livello di Classificazione: MalattiaRiassunto
Dati epidemiologici
La prevalenza oscilla tra 1/7.500 e 1/35.800. L'incidenza annuale varai tra 1/91.000 e 1/526.000.
Descrizione clinica
A causa dell'esordio insidioso e della progressione lenta, spesso l'acromegalia viene diagnosticata da quattro e fino a oltre dieci anni dopo l'esordio, per lo più negli adulti di mezza età (età media 40-50 anni). I principali segni clinici comprendono l'allargamento degli arti (mani e piedi), le dita delle mani larghe, spesse e tozze, e l'ispessimento dei tessuti molli. I pazienti presentano una facies caratteristica, con naso largo e grosso, zigomi prominenti, fronte sporgente, labbra spesse e lineamenti del viso marcati. La fronte e la cute sovrastante sono ispessite, configurando talvolta una fronte bombata. Si osserva una tendenza all'iperaccrescimento e al prognatismo della mandibola, all'allargamento della mascella, all'iperdistanziamento dei denti e alla malocclusione. La malattia si associa a complicanze reumatiche, cardiovascolari, respiratorie e metaboliche, che ne determinano la prognosi.
Dati eziologici
Nella maggioranza dei pazienti, l'acromegalia è causata da un adenoma ipofisario, sia secernente solo GH (60%), sia misto. Molto raramente, l'acromegalia è secondaria alla secrezione ectopica dell'ormone di rilascio dell'ormone della crescita (GHRH), responsabile dell'iperplasia dell'ipofisi. Il gene AIP (11q13.3) che codifica la proteina che interagisce con il recettore degli idrocarburi arilici, è stato identificato come principale fattore di suscettibilità, in particolare quando l'acromegalia esordisce nell'infanzia o nell'adolescenza. L'acromegalia può anche rientrare nel quadro clinico di alcune sindromi da neoplasie endocrine multiple, come la MEN1 (gene MEN1, 11q13), il complesso di Carney (gene PRKAR1A, 17q24.2) o l'adenoma ipofisario familiare isolato (FIPA; gene AIP, 11q13.2). Molto raramente, può essere causata da microduplicazioni cromosomiche di Xq26.3, responsabili dell'acrogigantismo legato all'X da microduplicazione di Xq26 (XLAG), una sindrome da gigantismo ad esordio molto precoce. L'acromegalia può rientrare anche nel quadro clinico della sindrome di McCune-Albright.
Metodi diagnostici
La diagnosi clinica viene confermata dagli esami biochimici che evidenziano concentrazioni elevate del fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF-1) nel siero (test di screening), e una concentrazione elevata di GH nel siero che non si riduce dopo il test orale di tolleranza al glucosio (OGTT; test di conferma). Il volume e l'estensione del tumore vengono valutati con le immagini diagnostiche. L'ecocardiografia e il test delle apnee ostruttive del sonno sono utili per valutare l'impatto clinico dell'acromegalia.
Diagnosi differenziale
La diagnosi differenziale si pone con le altre cause dell'acromegalia (FIPA, MEN1, complesso di Carney e XLAG), con la pachidermoperiostosi e con i tratti acromegaloidi caratteristici dell'insulino-resistenza grave.
Consulenza genetica
Questa forma di acromegalia è sporadica e al momento non è stata individuata alcuna mutazione patogenetica.
Presa in carico e trattamento
Il trattamento mira a correggere (o a prevenire) la compressione esercitata dal tumore mediante la rimozione della lesione responsabile della malattia, e a ridurre i livelli di GH e IGF-1 riportandoli alla normalità. La chirurgia trans-sfenoidale rappresenta spesso il trattamento di prima scelta. Quando la chirurgia non riesce a correggere l'ipersecrezione di GH/IGF-1, è indicata la terapia farmacologica con agonisti della dopamina e/o analoghi della somatostatina. Ai pazienti resistenti agli analoghi della somatostatina, viene somministrato l'antagonista del GH (pegvisomant). La radioterapia può essere presa in considerazione come trattamento di terza linea nei pazienti che non rispondono al trattamento farmacologico.
Prognosi
Nella maggior parte dei pazienti si raggiunge un controllo ormonale adeguato della malattia, che consente di ottenere un'aspettativa di vita simile a quella della popolazione generale. Tuttavia, anche se la malattia viene curata o controllata adeguatamente, spesso le sue sequele persistono (dolori articolari, deformità e compromissione della qualità della vita).
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