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Poliarterite nodosa
ORPHA:767
Livello di Classificazione: MalattiaRiassunto
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La poliarterite nodosa (PAN) è una vasculite necrotizzante sistemica, che interessa i vasi sanguigni di medie e grosse dimensioni. La prevalenza è stimata in 1/33.000 ed è in forte diminuzione negli ultimi anni. La PAN è presente in tutte le popolazioni e in tutte le fasce d'età, compresi i bambini, anche se è più comune tra i 40 e i 60 anni. Sono colpiti numerosi organi con un'alterazione generale dello stato di salute, rapida perdita di peso, paralisi dei nervi periferici (50-70% dei casi, soprattutto sotto forma di polineurite), malattia renale (circa il 60% dei casi), che può essere grave e richiedere la dialisi, e problemi digestivi (in circa il 50% dei casi; emorragie, perforazione, appendicite, pancreatite, ecc.). E' quasi sempre presente un'artralgia, mentre la mialgia interessa la metà dei casi. Possono coesistere anche anomalie cardiache (1/3 dei casi) e cerebrali (cefalalgia) e, più raramente, sintomi oculari e genitali (orchite). Sono state osservate forme attenuate della malattia, che interessano esclusivamente la cute, i muscoli e/o le articolazioni. La PAN è immunologicamente mediata. In pochi casi, la malattia insorge dopo infezioni virali (epatite B, oggi in meno del 5% dei casi, rispetto al 36% nel 1985, prima dell'avvento della vaccinazione contro l'epatite B) ma, nella maggior parte dei pazienti, i fattori scatenanti non sono noti. La diagnosi può essere difficile sulla base della sola obiettività clinica. Può essere confermata con la biopsia dei noduli sottocutanei, neuromuscolari e muscolari. È possibile effettuare anche l'angiografia (ad eccezione dei casi di insufficienza renale grave), che rileva la presenza di microaneurismi nelle arterie intestinali e renali. La diagnosi differenziale si pone con le altre vasculiti, come la malattia di Takayasu, la malattia di Horton, la sindrome di Churg e Strauss, la granulomatosi di Wegener o la poliangioite microscopica (si vedano questi termini). Il trattamento si basa sulla corticoterapia e, in alcuni casi, sulla somministrazione di ciclofosfamide (in assenza di infezioni virali). Il trattamento antivirale con plasmaferesi è raccomandato nei casi associati a infezioni virali. Il trattamento è efficace in oltre l'80% dei pazienti e la remissione può essere ottenuta nell'arco di uno-tre anni. La prognosi è buona se il trattamento è adeguato e al momento il tasso di sopravvivenza a 5 anni è superiore a 80%.
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