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Difetto congenito della sintesi degli acidi biliari, tipo 1
ORPHA:79301
Livello di Classificazione: MalattiaRiassunto
Il difetto congenito della sintesi degli acidi biliari tipo 1 (difetto della BAS tipo 1) è l'anomalia più comune della sintesi degli acidi biliari (si veda questo termine), caratterizzata da epatopatia colestatica progressiva e malassorbimento dei grassi di grado variabile. La prevalenza non è nota, ma quella complessiva di tutti i difetti della BAS (esclusa la xantomatosi cerebrotendinea) è di 1-9/1.000.000. Il quadro clinico è eterogeno, ma la maggior parte dei pazienti presenta una colestasi neonatale. I segni clinici comprendono l'epatomegalia con o senza splenomegalia, l'ittero, il malassorbimento dei grassi e delle vitamine grasso-solubili e la steatorrea moderata. Nella maggior parte dei casi, è assente il prurito. I test di funzionalità epatica rivelano un aumento dei livelli sierici delle transaminasi (AST, ALT), della bilirubina coniugata con valori di gamma-GT normali. L'esame istologico epatico mostra infiammazione, cellule giganti, colestasi e fibrosi cistica di gravità variabile. Il quadro clinico della malattia a esordio precoce è eterogeneo. Alcuni pazienti mostrano una remissione dell'ittero o hanno una diagnosi tardiva, mentre altri sviluppano una malattia fulminante che esita nel decesso o richiede il trapianto epatico in giovane età. La malattia può anche presentarsi sotto forma di colestasi epatica a esordio tardivo. In questi casi, l'epatopatia non è sempre evidente e i pazienti possono presentare un malassorbimento delle vitamine grasso-solubili con rachitismo, che è corretto con la somministrazione di vitamine, e/o altre complicazioni, come la diatesi emorragica (ematoclezia o emorragia intracranica), la distrofia neuroassonale e la cecità notturna. Gli enzimi epatici nel siero sono inizialmente normali, ma successivamente i loro valori aumentano, in concomitanza con l'evoluzione della malattia dall'epatopatia alla fibrosi. I bambini e gli adolescenti possono presentare anche fibrosi e/o cirrosi massiva. La malattia è dovuta a una mutazione nel gene che codifica per la 3-beta-idrossi-delta-5-C27 steroido ossidoreduttasi (HSD3B7, 16p12-p11.2). La trasmissione è autosomica recessiva. La diagnosi si basa sull'identificazione dei coniugati solfati e glicosolfati degli acidi biliari 3-beta-idrossi-delta-5 (che sono i metaboliti che marcano il difetto degli acidi biliari), mediante spettrometria di massa liquida con ionizzazione secondaria (LSIMS) sulle urine. Possono essere anche utilizzate la cromatografia gassosa-spettrometria di massa (GC-MS) o l'elettroscopia e la spettrometria in tandem massa. Le diagnosi differenziali si pongono con la colestasi intraepatica familiare progressiva, le malattie con colestasi neonatale (deficit di alfa-1-antitripsina del fenotipo ZZ, sindrome di Alagille, atresia biliare, fibrosi cistica e malattie metaboliche, come la tirosinemia tipo 1, la galattosemia, l'intolleranza ereditaria al fruttosio) (si vedano questi termini), le malattie con malassorbimento delle vitamine grasso-solubili (altre epatopatie e malattia intestinale) o le malattie con ritardo della crescita. Quando è stata diagnosticata in precedenza la malattia in un fratello o in una sorella, la diagnosi prenatale è possibile sui tessuti embriofetali. La LSIMS sulle urine può confermare la diagnosi nei primi giorni di vita. Il trattamento si basa sulla somministrazione orale di acido colico, che permette una graduale remissione delle anomalie biochimiche e istologiche e impedisce la progressione della malattia, anche nei casi con fibrosi e cirrosi epatica. La terapia con acido colico stimola il flusso biliare e annulla la sintesi degli acidi biliari atipici e la produzione di intermedi tossici nella via degli acidi biliari, associata alla patogenesi della malattia. Se il trattamento è precoce, la prognosi a lungo termine è eccellente.
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